Le chiese rupestri di Gravina in Puglia rappresentano uno straordinario esempio di architettura scavata nella roccia, realizzate intagliando la tenera calcarenite che caratterizza il territorio. Questo tipo di pietra, facilmente modellabile, ha permesso la creazione di ambienti sacri ricavati direttamente nella parete delle Gravine, i profondi canyon che solcano l’altopiano murgiano. In questi spazi si è sviluppata una spiritualità silenziosa e intensa, legata inizialmente al culto greco-bizantino e, successivamente, al rito latino, testimoniando la coesistenza e l’alternarsi di culture religiose. Le cripte erano spesso decorate con affreschi, absidi scolpite e altari incavati, e servivano come luoghi di preghiera, rifugio e meditazione. Questo fenomeno non è esclusivo di Gravina: si ritrova anche nei Sassi di Matera e nei centri rupestri del tarantino, come Massafra e Mottola, dove la presenza di comunità monastiche contribuì alla diffusione di questa forma di insediamento. Le chiese rupestri costituiscono oggi un patrimonio unico, che racconta una storia di fede, adattamento e dialogo culturale radicato nel cuore della civiltà mediterranea.